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Sambrosera

Le casote -
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LE CASOTTE

“I casott” – testimonianza del passato

Le casotte rappresentavano (e per alcuni rappresentano ancora oggi) una realtà concreta dei nostri monti ed erano spesso indispensabili.

Costruire per soddisfare un bisogno quotidiano di protezione e riparo di uomini e attrezzi di lavoro conobbero una straordinaria diffusione in tutto il territorio locale.

L’abbondante presenza dei massi erratici impiegati per la costruzione, la struttura e la forma relativamente semplice e modulare favorirono la diffusione di queste singolari opere che “esplosero in tutto il territorio”.

Nei secoli passati quando l’economia locale si fondeva con i lavori contadini, le casotte costituivano una componente importante del lavoro quotidiano.

Oggi la realtà è cambiata, i lavori contadini sopravvivono in casi isolati, sono mutati i ritmi di vita e le abitudini…

 

Funzione

Il motivo della loro presenza esclusiva nelle nostre zone è forse da ricercare nella coesistenza di più fattori: le conoscenze tecniche del settore delle fornaci, che permettevano di avere in zona esperti in costruzioni simili; la forte vocazione contadina e di sicuro, l’abbondanza del materiale da costruzione pronta all’uso.

Oltre a ciò, l’efficacia della struttura, la notevole resistenza nel tempo e soprattutto l’estrema utilità per i contadini determinarono la straordinaria diffusione di queste opere.

Le casotte, costruite sulla base di modelli collaudati, rivestivano diverse funzioni a seconda dell’esigenza e delle necessità.

Si rivelavano comodi ripostigli per gli attrezzi agricoli, asciutti ripari durante gli acquazzoni o morbidi giacigli per il riposo durante le pause di lavoro. Alcune casotte contengono persino mangiatoie in legno e anelli metallici per legare gli bestiame. Le costruzioni più grandi permettevano alle famiglie di trascorrere le notti sulle montagne, guadagnando così preziose ore di lavoro. Un tempo nei campi si lavorava fino quando la luce lo consentiva e, una volta tramontato il sole, si tornava alle proprie abitazioni.

La presenza di un agevole riparo evitava al contadino di scendere a valle tutti i giorni, permettendogli così di riprendere al mattino presto il lavoro interrotto la sera precedente.

Per avere un po’ di luce si utilizzavano le lucerne ad olio; non esistevano serramenti e, per ripararsi dal vento si posizionavano all’ingresso delle fascine di rami legati tra loro.

Capitava anche di trascorrere le notti in compagnia di qualche capra che forniva calore e latte per la colazione.

In questo modo si poteva così rimanere sulle montagne molti giorni all’anno scendendo in paese solo per rifornirsi o per assistere alle funzioni religiose.

Le casotte per certi versi erano simili a “seconde case”.

 

Distribuzione geografica.

Le casotte sono state costruite a ridosso delle montagne del Triangolo Lariano, in una facsia geografica ben definita.

La concentrazione maggiore si riscontra nei comuni di Valmadrera, Civate, Suello.

Casi isolati si osservano a Galbiate (sul Monte Barro), a Canzo e in località Piani Resinelli.

Nel nord Italia non vi è traccia altrove di simili manufatti. Non solo, ma questa forte presenza, limitata in un preciso territorio, viene a cessare di colpo al di fuori dei territori citati.

Sono quindi opere uniche, “nostrane” e alimentano un caso che va sicuramente studiato in maniera più approfondita.

Sono tuttora in corso indagini storiche volte a far luce non solo sulla estrema originalità delle opere ma anche per cercare di spiegare il motivo della loro presenza esclusiva nei nostri Comuni…

La maggior diffusione si registra nelle zone con forte vocazione contadina: nelle aree terrazzate e attorno ai nuclei più vecchi (San Tomaso, Corno Rat,..)

Solitamente erette in proprietà private e quindi isolate una dall’altra, vi sono località in cui le casotte formano veri e propri complessi articolati (es: in località Sambrosera o nella Val Gaton, sul lato sud del Corno Rat).

E’ molto difficile risalire al periodo in cui iniziarono ad essere costruite.

Non ci sono fonti storiche che ci possano aiutare nella ricerca e, per ora, si possono solo fare delle supposizioni. Dalle numerose interviste raccolte durante le mie escursioni si può sostenere che le opere più giovani risalgano al XIX secolo.

Occorrerebbe uno studio più accurato, integrato da scavi archeologici e con l’ausilio di metodi scientifici (es: datazioni con C 14).

Questo lavoro di censimento e raccolta dati rappresenta dunque l’inizio di un progetto che mi auguro di sviluppare in seguito.

 

Struttura

La casotte individuate si possono raggruppare in funzione della tecnica costruttiva

Esistono due tipi di casotta: a volta ed a capanna.

 

Casotta a volta

E’ la tipologia più diffusa, caratterizzata da mura circolari, pietre sovrapposte ad anelli concentrici e blocchi di dimensioni decrescenti dal basso verso l’alto.

A prima vista questo tipo di casotta appare come un cumulo arrotondato di blocchi di pietra.

I massi sembrano deposti senza criterio, in tutto simili a rialzi in pietra utilizzati come base per il rilascio a valle delle fascine. In realtà, sono state costruite seguendo i principi della volta e dell’arco, fra i più antichi e collaudati, semplici ed efficaci.

Le murature interne e esterne sono erette completamente a secco, senza l’ausilio di malte, cementi o altri tipi di legame.

Il volume del manufatto, definito da un’unica camera, si sviluppa su pianta regolare, simmetrica e riconducibile a forme semplici.

All’interno lo spazio è delimitato da mura che, a partire dal pavimento, si incurvano gradualmente fino a confondersi con la copertura a volta.. Esternamente non vi sono spigoli, ad eccezione della facciata in cui è ricavato l’ingresso: l’entrata è delimitata da blocchi che, disposti in maniera progressivamente sfalsata e a scalare vanno congiungendosi con l’architrave.

Alcune casotte, frutto di una tecnica costruttiva più raffinata presentano spigoli interni ad angolo retto che via via si fondono nella volta.

L’elemento fondamentale di queste opere è l’architrave che garantisce la completa stabilità e l’autosostentamento dell’impianto, ed è su questo componente che si scaricano molte delle forze in gioco.

Ricavato nella maggior parte dei casi da rocce magmatiche per le qualità di durezza e resistenza, l’architrave è costituito da un lastrone quasi sempre piatto e largo, che delimita superiormente l’ingresso.

Se viene a mancare l’architrave, la casotta si sfalda nel giro di pochi anni.

La tecnica costruttiva basata sulla volta risulta comune in tutte le opere, ma mai ricopiata fino in fondo.

Ogni casotta mostra variazioni originali a seconda dei blocchi utilizzati, della dimensione del riparo, della morfologia del terreno e delle conoscenze e fantasia di chi le costruiva.

 

Casotta a capanna

Alcune casotte seguono un altro modello: quello a capanna. In questo caso la struttura, sempre a pianta regolare ricalca la forma di una capanna in pietra, con mura perpendicolari al terreno. Il tetto spiovente, formato da pietre larghe e basse, poggia su lunghi lastroni inclinati (a volte ad angolo retto) e disposti a coppie.

Fissati interamente a sporgenze degli stessi massi dei muri interni, i lastroni funzionano esattamente come le travi lignee moderne, reggendosi per reciproco contrasto. L’ingresso è individuato da due lunghe pietre disposte perpendicolari al terreno, reggenti l’archistrave: un sistema trilitico che rafforza ulteriormente l’assetto. Questo tipo di casotta, non godendo dei vantaggi dell’arco si è rivelata meno resistente e ad oggi sono rimasto pochi esemplari intatti o ben conservati. Il più delle volte l’ingresso è crollato, lasciando esposto e ben visibile una o più coppie di travi interne.

 

Tipi di pianta.

Qui si riportano in maniera molto semplificata le forme principali a cui si riconducono le piante delle casotte. Quelle sotto sono come quelle riscontrabili più facilmente. Come si vede, la pianta dei manufatti è quasi sempre simmetrica. Vi sono però casi in cui il vano interno si sviluppa tutto a destra o a sinistra dell’ingresso o dove la pianta è ruotata. Questi due tipi sono meno diffusi.

 

Mura interne

Anche se eretti per durare nel tempo, i ripari necessitavano, come ogni opera, di una cura costante e di periodica manutenzione.

Ciò si traduceva nella sistemazione delle pietre (che con il tempo si spostavano o cedevano per il peso), nell’eliminare piante e radici o nel mantenere integro il manto erboso creato sopra la volta.

Le casotte venivano ricoperte con terra ed erba; quest’ultima tagliata periodicamente, garantiva un completo isolamento e proteggeva gli attrezzi o i contadini stessi da infiltrazioni e umidità.

La copertura erbosa in realtà era una garanzia in più, ma non indispensabile per fronteggiare l’acqua piovana: i blocchi in pietra venivano, infatti, disposti sempre con una leggera inclinazione verso l’esterno, garantendo da soli lo scolo naturale dell’acqua.

 

Altre tipologie di casotte

Tra le casotte a volta e quelle capanna, si riscontrano una serie di costruzioni che non rientrano pienamente nelle due tipologie. Esistono esempi di casotta a capanna senza lastroni interni o casotte a volta con i tre lastroni all’ingresso; oppure costruzioni che sembrano non seguire alcun concetto architettonico.

Le costruzioni rispecchiano modelli strutturali conosciuti e collaudati: frutto dell’ingegno contadino, si autoreggevano grazie ai vantaggi della volta o tramite l’aiuto di grosse travi in pietra.

Come già detto però, vi sono dei casi in cui le costruzioni si allontanano per alcuni aspetti dallo schema generale. Ecco di seguito una breve descrizione dei vari tipi di riparo finora osservati.

 

Esposte sui quattro lati

Rappresentano la tipologia più diffusa. La struttura è costruita al di sopra il piano del terreno con i muri esterni completamente visibili sui quattro lati.

 

Appoggiate a sostegni o ripari

Sono erette a ridosso di grossi blocchi o alle basi di pareti, risparmiando così uno o più lati in muratura.

 

Costruite a fianco di erratici

Costituiscono una variante del modello precedente. I massi erratici isolati, di modeste dimensioni, si prestano come “appoggio” per la costruzione o in sostituzione della volta. In entrambi i casi il riparo viene completato da massi sovrapposti secondo i soliti principi.

Molto interessanti dal punto di vista didattico, si inseriscono nei caratteristici muretti a secco.

Spesso completamente mimetizzate, la presenza della casotta è tradita dal buio del vano d’ingresso.

Anche in questo caso il riparo si confonde con le pietre del terrazzamenti. Si tratta in genere delle opere più piccole, destinate esclusivamente al riparo degli attrezzi da lavoro (talmente anguste da non poter ospitare nemmeno un uomo rannicchiato).

 

Da LE CASOTTE “I CASOTT” - testimonianze del passato

Autore Diego Panzeri – realizzazione editoriale COMUNITA’ MONTANA DEL LARIO ORIENTALE – ottobre 2005

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